La Scuola del Mondo
Con 17 pagine del libro finite, l’arrivo delle ultime pagine di sceneggiatura di Alejandro Jodorowsky mi ha imposto di tornare a monte del mio processo creativo.
Un’imposizione in realtà molto gradita, perchè avevo voglia di fare qualcosa di diverso e amo molto le prime fasi di lavoro sulla sceneggiatura ancora giovane, nota solo all’autore e a pochissimi altri.
- lettura
- suddivisione in scene (con titolazione più o meno fantasiosa)
- suddivisione in blocchi di pagine
- elementi visivi chiave
- documentazione delle singole scene.
Tutto questo accade prima che io inizi a disegnare, se si esclude qualche piccolo schizzo qua e là.
Il fatto che lo spagnolo sia quasi uguale-preciso all’italiano è un luogo comune diffuso e, per fortuna, abbastanza vero da permettermi di leggere il testo nella lingua originale, prima di ricevere da Delcourt la traduzione (in questo caso a cura di Brontis Jodorowsky). Come penso di aver già scritto, una sceneggiatura di Jodo non nasce suddivisa in pagine, ma in singoli quadri, o vignette.
Sta a me raggruppare un certo numero di vignette e stabilire che quelle andranno a formare una pagina; per fare questo prima individuo le varie scene, diverse per ambientazioni, personaggi e quant’altro, poi inizio a farmi un’idea di quante pagine mi prende più o meno una scena, sapendo in questo caso che come media ogni pagina conterrà 6 vignette. Per ogni scena creo una cartella separata sul pc. I nomi variano per questo terzo volume da “M. sbrocca!”, a “Arriva Raffaello” o “I 5 puttani”… un piccolo divertimento personale prima di passare effettivamente a documentare ogni singola sequenza.
Ho un mio archivio ormai abbastanza fornito di documentazione relativa alla serie e molto spesso capita che mi debba riferire direttamente ad ambientzioni o personaggi già tradotti in fumetto negli altri due volumi, ma ciò non toglie che il succo e la personalità delle nuove pagine non possa che venire da una ricerca ad hoc e, si spera, originale.
Così, le cartelle di documentazione iniziano a riempirsi di immagini prese da google o dai libri che ho in studio e in pochi giorni ho la base necessaria per iniziare a lavorare su storyboard e matite.
Ma di questo interessa poco a me, figuriamoci a voi; è che studiare il Rinascimento italiano non è una cosa che lasci indifferenti. Non me, almeno.
In questo terzo libro, tanto per dire, avremo di nuovo Machiavelli e Bramante, poi Raffaello, Michelangelo, Leonardo.
Tre quarti di Tartarughe Ninja, mica niente!
Poco più di cinque secoli fa questi uomini si incontrarono, e a volte scontrarono, nella città dove abito: Firenze.
Due di loro, già venerati all’epoca, ricevettero l’incarico di lavorare a due opere che avrebbero occupato i muri opposti dello stesso salone.
L’ingegno più multiforme della storia dell’umanità di fronte all’animale artistico più potente e genuino mai nato.
Varie vicissitudini resero impossibile il concretizzarsi dell’idea iniziale, ma per un certo periodo questo scontro di titani ebbe in effetti luogo: disegni, bozzetti, studi e polemiche, di fronte ai migliori artisti del tempo corsi ad osservare i maestri.
La chiamarono ‘la Scuola del Mondo’.