Page 1, tome 2.
A grande richiesta (mia), vorrei farvi vedere come sono arrivato al disegno definitivo della prima pagina del secondo volume.
Con le centinaia di libri che escono ogni settimana, c’è sempre meno tempo per dare un’occhiata approfondita ai nuovi titoli.
La copertina ovviamente è fondamentale per attirare l’interesse e dire ‘prendi me, prendi me!’ al lettore. Raggiunto questo primo obbiettivo (ci sono decine di altre copertine che gridano la stessa cosa!), la prima pagina diventa fondamentale per dare la migliore impressione possibile sia sulle vicende raccontate, sia sullo stile e sulla qualità del disegno.
Insomma, sulla prima pagina è necessario fare molta attenzione.
Il secondo volume si apre con una scena che ne richiama direttamente una analoga del terzo volume di “Borgia”.
Il lavoro di ricerca quindi è molto facilitato, anche se con un giro su Google Immagini trovo della buona documentazione per dare un’interpretazione personale alla sequenza.
Per questa prima pagina decido di illustrare solo due scene, così posso unire le prime due strisce e formare un grande disegno d’apertura.
Il mini-storyboard non è un problema con così poche vignette, ma in questo primo disegno, per quello che si può vedere, la scena è veramente troppo simile a quella di Manara. Serve un’idea…
Questa estate mi sono quasi perso con la mia famiglia in una spettacolare necropoli etrusca con decine di scale scolpite nella roccia che formavano dei percorsi in mezzo al bosco. Proviamo…
Al secondo o terzo tentativo, decido di rappresentare dall’alto uno stretto sentiero a ‘S’, che mi consente di mostrare Aldosi e Josaphat di fronte e allo stesso tempo suggerire la destinazione del viaggio: la casa della maga in cima alla collina. L’idea della scala nella roccia mi suggerisce automaticamente la soluzione giusta (almeno ai miei occhi) anche per la seconda vignetta.
Ci sono tutti gli elementi necessari per passare al montaggio (découpage) al computer. Inserisco il lettering e subito dopo lavoro sulla pagina fino a che non sono soddisfatto dell’equilibrio generale.
Penso di poter arrivare in poco tempo al disegno finito. Mi sbaglio alla grande.
Dopo alcuni mesi passati ad inchiostrare il “Trône d’Argile”, ho bisogno di tempo per riprendere confidenza con la matita.
Dopo un po’, però, mi perdo nei cespugli e tra gli alberi; provo e riprovo l’ombreggiatura giusta per una roccia.
Ci metto molto tempo, troppo, ma ne vale la pena: ora sono di nuovo ‘dentro’ a “Le pape terrible” e poi, dopotutto, è sempre la pagina numero 1.